Non è facile sopportarli. Benestanti del nord Italia, spesso milanesi, oppure veneti o torinesi, poco importa, ma tutti con buoni lavori, buoni redditi, senza angosce di figli disoccupati o mogli malate o mutui casa insostenibili… eppure livorosi, incavolati, nevrastenici.
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Li ascoltate nei bar o li leggete sui social. Invece di diffondere sorriso, positività, ascolto e dialogo, pacatezza e cultura, diffondono da veri scellerati odio, rancore, rissa e paccottiglia sociologica e populista. Come se fossero loro a credito con l’Italia, l’Europa e la vita. Ma a credito di cosa?
Prima o poi qualcuno buon interprete della parabola dei talenti chiederà loro conto di tutto questo: cosa avete fatto per il vostro Paese? Seminato soltanto livore sociale?
È l’assurdo disagio dei ceti agiati…
Che pena.